venerdì 13 gennaio 2012

Tre Tazze di tè


Il beneficio del dubbio rovina un po' il piacere di una lettura che, nella sua sgrammaticità e approssimazione, ci aveva entusiasmato e che per questo lo riprendiamo nel nostro blog. Il libro è la storia dello scalatore americano Greg Mortenson, che nel 1993, dopo una discesa di fortuna dalla vetta del K2, viene salvato dalla gente dello sperduto villaggio di Korphe, nel Karakorum pakistano. Per ricambiare dell'ospitalità e delle cure ricevute Greg promette loro che tornerà per costruire una scuola.
Inizia così la storia dello scalatore, che rinuncia a tutto per quella promessa, e delle difficoltà incontrate per mantenerla. In California, Greg rinuncia alla casa e vive in macchina per non sprecare i soldi dell'affitto, ma riesce nell'impresa: inizia con una scuola e poi via via arriva a una cinquantina. Punta all'istruzione perché è la leva per combattere l'integralismo talebano, punta sulle bambine perché sono storicamente escluse dall'istruzione. Il racconto di un'opera nelle zone dominate dai Talebani, anche dopo l'11 settembre e le guerre che hanno insanguinato una terra già martoriata.
Un successo da 40 milioni di copie in 40 Paesi. Addirittura adottato dai generali del Pentagono come manuale per le truppe in Afghanistan. Peccato che è emerso in seguito, secondo un'indagine di Steve Kroft, giornalista della Cbs, che quelle opere di beneficienza non sarebbero mai esistite e alcuni abitanti di villaggi pakistani vorrebbero denunciarlo per diffamazione.
Sotta accusa, in primis, c’è proprio la foto con i “presunti” rapitori che Mortenson ha pubblicato sul libro. Pare che in realtà, secondo la Cbs, uno di loro fosse Mansur Khan Mahsud, uno studioso locale, che invece lavorava per lui come guida. Poi c’è la storia dell’aiuto ricevuto al villaggio di Korphe, dopo essersi perso sul ghiacciaio del Baltoro una volta sceso dal K2 nel 1993, e che lui avrebbe poi ripagato costruendo una scuola. Anche questa sarebbe una bugia: sembra che Mortenson non si sia mai separato dai suoi compagni di spedizione.
L’accusa più grave mossa da Kroft e dal suo programma “60 minutes”, comunque, riguarda l’utilizzo dei fondi raccolti con la vendita del libro. Secondo i servizi della Cbs, le oltre cento scuole in Pakistan e Afghanistan che l’autore avrebbe costruito tramite la Central Asia Institute, no profit da lui fondata, sarebbero inesistenti. Il presidente Obama stesso donò 100mila dollari del suo Premio Nobel all’associazione di Mortenson per le sue attività benefiche.
Tra i detrattori di Mortenson c’è anche un altro ben noto scrittore americano, Jon Krakauer, autore del libro Aria Sottile sul disastro dell’Everest del 1996. Secondo Krakauer, che si autodefinisce ex-amico di Mortenson, le sue “sono belle storie ma sono tutte false. Lui non aveva mai sentito nominare il villaggio di Khorpe fino ad un anno dopo la salita al K2″.
Secondo quanto riferito dai media americani, Kroft avrebbe visitato 30 delle scuole di Mortenson, trovandole diroccate e mezze vuote, costruite da altri o completamente senza supporto. Il giornalista avrebbe inoltre scoperto che molti collaboratori di Mortenson avevano lasciato il loro impiego, in questi anni, per dubbi su come venivano gestiti i fondi. Compreso Jon Krakauer.
Ma le accuse sono veritiere? Questo ancora è da stabilire. Un tribunale americano ha avviato un’inchiesta sulla gestione dei fondi incassati da Mortenson. In internet il dibattito è aperto.
Comunque, interessante. Perché la tesi di fondo resta valida: i talebani, che trovano adepti nell'ignoranza e nella miseria, si combattono con la cultura, la scuola e non con le armi o il controllo del territorio. Maestri, non soldati: costa meno e rende di più.
Le tre tazze di tè è seguito poi da "La bambina che scriveva sulla sabbia", scritto meglio ma niente di più.

Nessun commento:

Posta un commento