Attraverso la storia di Lina, giovane figlia del rettore dell'università di Vilnius, l'autrice, figlia di rifugiati lituani, ci porta per mano in una della pagine più drammatiche e meno note della follia staliniana, la deportazione dei popoli baltici. Il libro è la storia del suo lungo viaggio fino all'arrivo in Siberia, in un gulag dove non c'è nulla, se non il freddo e la polvere della terra, che i deportati sono costretti a scavare giorno dopo giorno.
Ma Lina é determinata e non rinuncia alla sua dignità e al sogno di un futuro. Documenta tutto ciò che accade attraverso i suoi disegni nel disperato tentativo di gridare al mondo e al padre, deportato in un altro campo, che è ancora viva. Nei lunghi e freddi giorni siberiani, Lina promette a sè stessa che, se sopravviverà, farà conoscere a tutto il mondo il martirio dei popoli baltici.
La tenacia della giovane protagonista contagia così anche il lettore, che non riuscirà a staccarsi dal libro se non alla fine, nonostante l'inevitabile tristezza che lo avvolgerà. Da leggere con consapevolezza, sapendo che il libro è ispirato ad una storia vera ed ampiamente documentata.
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