Due bei libri di Gino Strada. L'uno (Buskashi) è interamente dedicato all'Afgani-stan dopo l'11 settembre. Senza pretendere di spiegare il mondo, Strada riesce a farti capire da dove sono saltati fuori i talebani e perché la guerra vada avanti. Lettura interessante, anche in chiave ISIS: perché i meccanismi che producono queste devianze sono sempre gli stessi.
Strada arriva in Afganistan quando tutti scappano, e mette in piedi ospedali. Perché in guerra, sostiene con cifre alla mano, il 90% delle vittime è fatto di civili: donne, bambini, vecchi. E poi, dopo le guerre le mine restano (milioni di mine anti uomo) che continuano ad ammazzare e a mutilare pastori, bambini e donne. Un tipo di mina è chiamato dai vecchi afgani pappagalli verdi. E questo è il titolo dell'altro libro, che invece raccoglie pagine di diario da mezzo mondo. Naturalmente quella metà del mondo dove le guerre sono il pane quotidiano.
Due letture veloci e interessanti.
Gino Strada è chirurgo di guerra e uno dei fondatori di Emergency, l’associazione umanitaria italiana per la cura e la riabilitazione delle vittime di guerra e delle mine antiuomo. È impegnato su tutti i fronti di guerra, dall’Afghanistan alla Somalia, dall’Iraq alla Cambogia e al Sudan.
Con Feltrinelli ha pubblicato Pappagalli verdi (1999), che ha vinto il premio internazionale “Viareggio Versilia 1999” e continua a riscuotere un grande successo, Buskashì. Viaggio dentro la guerra (2002).