Lo scenario è quello dell'Iran nel pieno della
"modernizzazione forzata" degli scià, la lotta di liberazione,
l'avvento e la fine di Khomeini, l'annientamento del comunismo. In un continuo
passaggio tra presente e passato, tra Olanda e Persia, tra poesia e realtà,
protagonista del libro è il rapporto tra padre e figlio, ma anche i grandi temi
di oggi: l'incontro di culture, lo scontro fra tradizione e progresso, la
capacità di ritrovare contatto tra esseri umani.
Ismail, esule politico iraniano rifugiato in Olanda,
riceve un giorno un misterioso taccuino, scritto in strani caratteri
incomprensibili. È il quaderno che suo padre Aga Akbar, riparatore di tappeti
sordomuto e analfabeta, portava sempre con sé. Peregrinando tra le montagne
innevate al confine tra Iran e URSS, nei villaggi dove si tessevano tappeti
volanti e i santi aspettavano il Messia leggendo libri in fondo ai pozzi, Aga
Akbar registrava i suoi pensieri nell'unica scrittura che conosceva, i
caratteri cuneiformi copiati da un'iscrizione rupestre.
Ismail, che di suo padre era stato "la bocca e le
orecchie", si pone il compito di tradurlo, per perdonarsi di averlo
abbandonato e riconciliarsi con il proprio destino. Nel "Paese piatto",
dove si è ritrovato anche lui in certo modo analfabeta (nulla di più distante
dei Paei Bassi dalla Persia), si mette a decifrare il passato, il suo e quello
dell'Iran dell'ultimo secolo.
Interessante e piacevole, nel filone dei romanzi calati
in una realtà storico sociale coerente e precisa. Si potrebbe definire un
saggio "romanzato" o un romanzo "saggio". La casa nella
mosche.
Kader Adolah, primo di sei figli, cresce in una regione
di stretta osservanza islamica. Volendo seguire le orme di un suo trisavolo,
uomo politico e poeta assassinato dallo scià nel 1875, sogna fin da piccolo di diventare scrittore. Per questo, dall'età di
12 anni si dà allo studio della letteratura occidentale, che fa sorgere in lui l'interesse
culturale per l'Occidente di cui ascolta clandestinamente le stazioni radio.
Nel 1972 inizia a studiare fisica
all'università di Teheran
e ottiene un posto di direttore in una fabbrica di imballaggi. È in questa
epoca che si interessa di scrittura, con la produzione di numerosi testi in
lingua persiana.
Dopo aver pubblicato due raccolte di racconti, adottando come pseudonimo i nomi
di due esponenti dell'opposizione, Kader e Abdolah, assassinati dal regime
iraniano
degli ayatollah,
le autorità scoprono in lui un membro attivo dell'opposizione, una circostanza
che lo costringe ad abbandonare il suo paese nel 1985,
insieme alla moglie, per trasferirsi in Turchia.
Vi rimane tre anni, fino a quando entra in contatto ad Ankara
con una delegazione olandese delle Nazioni Unite.
Decide così di rifugiarsi nei Paesi Bassi dove ottiene lo status di rifugiato politico.
Impara l'olandese essenzialmente da autodidatta, aiutandosi con libri per
bambini e raccolte di poesia. Inizia a scrivere in olandese, sforzandosi di
padroneggiare meglio la lingua. Debutta nel 1993 con la raccolta di novelle
incentrate sull'esperienza di esule: l'opera gli vale il Gouden Ezelsoor,
premio olandese destinato agli esordienti. Nel 1995 esce una seconda raccolta,
sullo stesso tema, intitolata "Le ragazze e i partigiani".
Pubblica un numero crescente di libri sotto lo pseudonimo
di Kader Abdolah e tiene ogni settimana una rubrica nel giornale "de
Volkskrant",
sotto lo pseudonimo di Mirza, che significa "cronista",
e che è anche il nome di suo padre morto. La sua opera è quasi sempre
incentrata sulla vita tra due culture, quella originaria dell'Iran e quella adottiva dei Paesi Bassi,
e sulla vita nella diaspora.
Nel 1997 esce il suo primo romanzo, a sfondo autobiografico, "Il viaggio
delle bottiglie vuote".
Nel 2000 esce "Scrittura cuneiforme". "La
casa della moschea", scritto subito dopo ci ha convinto ancora di più
(vedere recensione sotto). Nel 2008 esce in "Il messaggero - Il
Corano", formato da una biografia romanzata di Maometto
e da testi tradotti dal Corano.
Nel 2011 pubblica "Il re", ambientato nella Persia a cavallo tra
Ottocento e Novecento al centro degli interessi coloniali di Russia, Francia ed
Inghilterra.