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mercoledì 12 ottobre 2011

Ogni mattina a Jenin


Un libro bellissimo. Perché ti fa capire come è nato il cosiddetto dramma palestinese. Le pagine più interessanti sono infatti quelle del 1948, una guerra che non abbiamo vissuto e che invece è l'inizio di tutto e la spiegazione dei fatti seguenti. La tesi del libro è che gli ebrei si siano comportati con i palestinesi come i nazisti con loro. In qualche modo che i palestinesi siano vittime di un altro olocausto, riparatore del primo, o forse semplicemente conseguenza "inevitabile" del primo.
Il libro inizia quando i primi sionisti hanno spogliato i palestinesi delle loro ricchezze, delle terre e delle case nello stesso modo e con la stessa violenza con la quale i nazisti avevano colpito gli ebrei in mezza Europa.
Poi le vicende dei protagonisti si intrecciano con gli avvenimenti e le guerre che conosciamo, descritte dal punto di vista palestinese.  Ma senza rancore nei confronti dei "fratelli" ebrei, perché, ed è qui la sorpresa del romanzo, proprio di fratelli si tratta. E la linea del fronte fra nemici è spesso imprevedibile.
E' un libro che ti entra dentro e ti trasmette il limite della sopportazione umana, che fa scattare  - più o meno inconsapevolmente - meccanismi di autodifesa, ridisegnando valori e sentimenti anche nel rapporto più simbiotico, quale quello fra madre e figlia .
Storie di ieri e storie di oggi.

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