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martedì 19 novembre 2013

Un posto nel mondo - Il giorno in più








Fabio Volo, due libri del 2010. Leggibili, anche carini. Sono quel che promettono, niente di meno. Le vicende di Michele, Federico, Francesca e Sophie sono quelle di un gruppo di giovani alla ricerca del loro posto nel mondo. E poi l'altro, il giorno in più, dove Giacomo incontra sul tram una sconosciuta, e se la ritrova davanti di giorno in giorno. E il tram lo porta a New York e poi a Parigi, e poi...
Dice Fabio Volo: "Una volta una persona mi disse che io raccontavo la vita di quelle case in cui si sente odore di broccoletti. Non ho mai capito se fosse un complimento, una constatazione o se in qualche modo stesse cercando di offendermi. Qualsiasi fosse l'intenzione, aveva ragione. Quando ero piccolo, l'inverno, dopo aver giocato tutto il giorno, tornando a casa per la cena, entrato nel condominio, venivo investito dai vapori delle famiglie: broccoletti e minestrone. Non abito più in quella casa, la mia curiosità mi ha portato altrove, a conoscere il mondo. Eppure io quell'odore lo riconosco ancora, fa parte di me, mi appartiene così tanto che ogni volta che mi siedo al tavolo per scrivere mi entra nelle narici, anche se in quel momento il protagonista della mia storia sta facendo una romantica passeggiata a New York. È un odore che si intrufola tra le pagine e i personaggi, nello spazio tra due parole, che sale su per le righe con la stessa leggerezza con cui io da piccolo correvo per le scale all'ora di cena. Insomma, da sempre scrivo di broccoletti".
"Io non scrivo di quelle famiglie «perché sono uno di loro», o perché «sono come loro», scrivo di quelle famiglie perché «sono loro ad essere come me». Quelle persone sono le stesse che incontro quando giro per le città a presentare il mio libro. Davanti a me ritrovo signore come mia madre, mariti timidi come lo era mio padre. Ci sono coppie giovani con il bambino piccolo nel passeggino. Ci sono nonni, ragazzi impacciati, emozionati o dalla battuta pronta fatta col desiderio di essere ricordati".
"Quando sono a Londra o a New York, magari in metropolitana, vedo intorno a me gente leggere Ken Follett. Altri, divorare un fantasy. Altri ancora persi tra le Cinquanta sfumature, e qualcuno leggere l'ultimo libro di Philip Roth. Nessuno si sognerebbe mai di dire chi è un vero lettore tra loro, stilare una classifica, tracciare una linea tra arte e intrattenimento, degno o non degno, mettere in discussione la libertà di entrare in una libreria e comprare quello che più aggrada".


Lui è così, si fa leggere.

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